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Pensioni e quota 100. Aggiornamenti

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In attesa dell’approvazione della Legge di Bilancio in Consiglio dei Ministri diverse sono state le indiscrezioni riguardanti le novità per le pensioni come quota 100, opzione donna proroga, ape social, quota 41 ed esodati.

In tema di previdenza, per ora, il Governo si è limitato a dire che Quota 100 sarà mantenuta per il 2020 e per il 2021, salvo poi essere abolita.

Secondo i numeri forniti dall’Inps, a fronte delle 290mila domande che erano state previste, minori sono state le richieste: 71.831 dalle persone con meno di 63 anni, 78.896 sono nella fascia tra i 63 e i 65 e 34.163 gli ultrasessantacinquenni ad aver fatto ricorso a Quota 100. Tutto ciò ha comportato un risparmio, in termini economici, rispetto a quanto previsto.

In ordine a quota 100, nonostante i problemi e la richiesta di cancellazione di una parte della maggioranza, è ufficiale la riconferma. Il Movimento 5 Stelle da subito si era mostrato fortemente contrario ad ogni modifica e cambiamento di quota 100, affermando che “Non vogliamo creare altri esodati, quota 100 rimane così come è, senza che si modifichino anche le finestre come era spuntato come compromesso sempre nei giorni scorsi “.

L’idea avallata dai tecnici del Ministero dell’Economia, infatti, era quella di allungare le finestre portandole a 6 mesi per i privati e a 9 mesi gli statali con un risparmio tra i 600mila euro e un milione di euro.

Anche i sindacati avevano chiesto al Governo di non mettere mano all’anticipo pensionistico a 62 anni di età e 38 di anzianità contributiva e di non penalizzare l’assegno, introdotto dal precedente esecutivo, nonché di introdurre un accesso alla pensione più vantaggioso per le donne madri o che hanno fatto lavoro di cura, e di ampliare la platea dei pensionati che percepiscono la quattordicesima, alzando l’asticella del limite di reddito complessivo da due a tre volte il minimo (da 1.026 a 1.539 euro al mese)

 A sostenere i sindacati il ministro del lavoro Catalfo che sottolinea la necessità di avviare una riforma complessiva delle pensioni per il superamento della legge Fornero introdotta nel 2011 sotto il governo Monti.

La questione relativa a Quota 100 nasceva dal fatto che, come dice il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta (Pd), “il problema ci sarà dopo che la misura sarà scaduta” (il 31 dicembre 2021, dice la legge) perché “dovremo discutere di che tipo di uscita dal lavoro realizzare” ed evitare lo scalone: cioè che da un giorno all’altro ci vogliano 5 anni in più per andare in pensione (non più i 62 di Quota 100 ma i 67 della pensione di vecchiaia). Per ora, comunque, nulla cambia, comprese le finestre, cioè il tempo di attesa tra la maturazione dei requisiti e la decorrenza dell’assegno, che la legge fissa in 3 mesi per i lavoratori privati e in 6 per i pubblici. L’ipotesi di allungare di 3 mesi le due finestre è stata bloccata dai 5 Stelle, in particolare dal ministro Catalfo. Bocciata la richiesta di Italia Viva di cancellare Quota 100 subito o entro il 2020. Resta quindi la scadenza del 2021.

Opzione Donna è un istituto previdenziale che permette di andare in pensione in anticipo. Si tratta di un canale di accesso anticipato alla pensione riservato alle lavoratrici: in particolare è utilizzabile dalle lavoratrici che hanno compiuto 58 o 59 anni, rispettivamente se lavoratrici dipendenti o autonome, entro il 31 dicembre 2018. In particolare possono beneficiare del regime le lavoratrici che al 31 dicembre 2018 abbiano maturato almeno 35 anni di anzianità assicurativa e contributiva, al netto dei periodi di malattia, disoccupazione o prestazioni equivalenti ovvero abbiano almeno 58 anni di età se si tratta di lavoratrici dipendenti o 59 anni di età se si tratta di lavoratrici autonome. Chi accede a «opzione donna» va in pensione prima ma riceve un assegno calcolato interamente col contributivo, perdendoci spesso il 25-30%.

Ape social invece è un’indennità a carico dello Stato erogata dall’INPS a soggetti in determinate condizioni. Introdotto dalla legge di Bilancio 2017, consente di lasciare il lavoro a 63 anni d’età con 30 anni di contributi (36 per la categoria delle attività gravose) a quattro categorie: disoccupati; invalidi; con parenti disabili a carico; occupati in attività gravose. I beneficiari ricevono dallo Stato un assegno mensile fino a 1.500 euro e fino al raggiungimento della pensione normale (di vecchiaia o anticipata). L’Ape è una misura sperimentale la cui scadenza è fissata al 31 dicembre di quest’anno.

Per Ape Social e ad Opzione Donna i termini ultimi erano indicati al 31 dicembre 2019; è stato confermato il sussidio economico relativo ad entrambi gli istituti anche per il 2020.


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